(Unione cristiana-democratica). Partito politico tedesco costituito, nel settembre del 1945, per iniziativa di
personalità e gruppi ideologicamente legati al mondo cattolico e
luterano, nonché da esponenti dell'ala cristiana del movimento sindacale.
Il programma politico della
CDU si articolava nei seguenti punti:
creazione di un sistema democratico decentrato su basi federali; protezione del
matrimonio e della famiglia; libertà economica nel riconoscimento,
tuttavia, di limiti sociali di carattere generale; integrazione europea e
rafforzamento dei legami con l'Occidente. La
CDU, coalizzata con l'Unione
cristiano-sociale bavarese (CSU), è stata al potere ininterrottamente
dalla nascita della Repubblica Federale Tedesca (1947) al 1969. Fino al 1966 la
CDU-CSU ha governato con l'appoggio dei liberali (FDP) - sotto la guida
di K. Adenauer e, dal 1963 di L. Erhard - in seguito, K. Kiesinger, ha dato vita
ad una grande coalizione con i socialdemocratici (SPD). Dal 1969 la Germania
è stata guidata dall'alleanza tra socialdemocratici e liberali.
Nell'ottobre del 1982, però, il gruppo parlamentare liberale ha negato la
fiducia al cancelliere socialdemocratico H. Schmidt, contribuendo all'elezione
del leader della
CDU H. Kohl, che formava un governo di coalizione tra
CDU-CSU e FDP. Le elezioni per il rinnovo del
Bundestag nel marzo
del 1983, segnavano una netta affermazione della coalizione
CDU-CSU
(48,8% dei suffragi), ma anche una chiara flessione dei liberali. H. Kohl veniva
riconfermato cancelliere, e costituiva un governo sostanzialmente identico al
precedente. Nelle elezioni del gennaio 1987, la
CDU perde il 4% circa
rispetto alle consultazioni precedenti; tuttavia Kohl resta a capo del
Bundestag, grazie anche ad una ulteriore, sebbene lieve, flessione dei
socialdemocratici. A partire dalla fine del 1989 il partito si trova a gestire
la scottante questione della riunificazione, improvvisamente riemersa in seguito
alla rapida diffusione della
Perestrojka nei Paesi dell'Est europeo. Dopo
la caduta del muro di Berlino (novembre 1989), prima concreta apertura di
frontiere tra le due Germanie, Kohl sostiene a gran voce la necessità di
realizzare l'unità tedesca e di dare ad essa la priorità anche
rispetto alla scadenza del 1992 (apertura delle frontiere tra i Paesi della
CEE). Il Partito socialdemocratico, contrario ad una soluzione rapida della
questione, contrasta con veemenza il disegno del cancelliere; tuttavia Kohl
riesce a cavalcare con successo il cavallo dell'unificazione: il 3 ottobre 1990
viene celebrata l'unificazione ufficiale delle due Repubbliche; un mese dopo,
alle prime elezioni libere della Germania unita, la
CDU ottiene un
sostanziale rafforzamento, assestandosi al 43,8% dei voti. Tuttavia, i problemi
di carattere economico e sociale che sono emersi all'indomani dell'unificazione,
ai quali il cancelliere Kohl ha trovato non facile soluzione, hanno compromesso
la credibilità della
CDU, che ha infatti registrato una notevole
perdita alle elezioni sia in Assia (gennaio 1991) sia nella Renania-Palatinato
(aprile 1991), indebolendo il suo potere anche nel Bundesrat. I consensi
andarono via via scemando e subirono un grave contraccolpo nel 1998 quando, in seguito allo
scandalo dei finanziamenti illeciti durante il cancellierato di Kohl, il partito venne
sconfitto alle elezioni di settembre. Kohl si dimise da presidente e venne sostituito
da Wolfang Schaüble. Nel 2000 la presidenza passò per la prima volta nelle
mani di una donna, Angela Merkel. Nel 2002, alle elezioni legislative di settembre, il
partito, insieme alla CSU bavarese e al suo leader Edmund Stoiber, non riuscì a battere la
coalizione rosso-verde al potere guidata da Gerhard Schroeder, ponendosi ancora una volta all'opposizione.
Tuttavia, in seguito alle elezioni anticipate del settembre 2005, la stessa Angela Merkel fu designata quale
nuovo cancelliere del Paese, alla guida di un Governo detto di grande coalizione (
CDU - CSU e SPD).